Alessandro Gilioli, che ha il pregio di essere molto più realista di me, nel presentare l’appello di cui sotto coglie l’occasione per lanciare contestualmente la proposta di legge bipartisan Cassinelli-Concia. Lo dico senza giri di parole: a me il testo Cassinelli-Concia pare il classico compromesso all’italiana per accontentare superficialmente tutti senza di fatto cambiare nulla e procrastinare di anni ancora il problema. Tolta l’identificazione tramite cellulare, che snellisce semplicemente una procedura ritenuta necessaria soltanto in Italia (anche a Dubai, mi dicono), per il resto il testo non agisce in modo strutturale su nessuno dei freni che la legge Pisanu ha posto dal 2005 a oggi allo sviluppo della rete. Né mi aspetto che la discrezionalità di cui si vorrebbe rivestire il ministro dell’Interno cambi le sorti di una normativa che resta ottusa, vincolante e ispirata da una situazione di emergenza dichiaratamente temporanea.

Vorrei che fosse chiaro il termine di paragone: in tutto il mondo, per lo meno nelle democrazie compiute, per dare accesso alle persone non serve fare altro che procurarsi la banda necessaria e un buon router. Qui da noi bisogna prima registrarsi in Questura come fornitori del servizio e poi – per lo meno fino al 31 dicembre 2009 – identificare fisicamente chiunque utilizzi la connessione e tenere traccia di tutte le sue navigazioni nell’ipotesi che la magistratura se ne interessi. La proposta Cassinelli-Concia agirebbe soltanto sull’identificazione fisica, che sarebbe sostituita con procedure più immediate grazie all’interazione con la sim card del telefono cellulare (per ottenere la quale abbiamo a suo tempo dovuto presentare la carta di identità). Questo renderebbe giusto un po’ più agevole la gestione corrente dell’accesso WiFi, ma non cambierebbe la sostanza: per il gestore del servizio restano tutte le complicazioni burocratiche e amministrative. E sono queste, prima che il fotocopiare e archiviare carte di identità, che fa rinunciare a prescindere chi vorrebbe moltiplicare i punti di accesso e costruire iniziative appoggiandosi a Internet.

Dicevo che mantenere la legge Pisanu sarebbe stato come se dopo gli anni ’70 fossimo rimasti alla teleselezione tramite operatore. La proposta Cassinelli-Concia si limita a prevedere che alcune telefonate, a discrezione del gestore telefonico, possano essere instradate automaticamente e che al posto del gettone si possa usare anche la carta di credito. Capirai.

Ciò che più mi turba è che la proposta Cassinelli-Concia fornisce una via d’uscita onorevole al governo e al parlamento, i quali non hanno né il tempo, né l’interesse, né la cultura digitale necessaria per comprendere l’effetto delle loro decisioni. La legge Pisanu potrebbe a questo punto essere tranquillamente prorogata come da copione, con la promessa di emendarla al più presto con questa proposta bipartisan. Di qui in poi ce la giochiamo di nuovo: potrebbe non cambiare nulla per un altro anno oppure migliorare semplicemente la gestione dell’identificazione. A me non sembra un risultato soddisfacente. Resto convinto che è necessario far scadere la legge Pisanu a fine anno, per lo meno nelle sue previsioni sulla sicurezza informatica e sull’accesso a internet. Se poi si vorrà rimettere mano alla legislazione del settore, che sia finalmente una legge meditata, contemporanea, competente e soprattutto definita nell’interesse della nazione. Non vi sfugga il legame: se scade la Pisanu, la proposta Cassinelli-Concia non ha più alcun motivo di esistere, perché altro non è che un emendamento a un articolo della Pisanu stessa. Una ragione in più per fare pressione contro la legge attualmente in vigore, dal mio punto di vista.

Aggiornamento, ore 13.30: l’on. Roberto Cassinelli spiega la sua proposta di legge, presentata alla Camera il 19 novembre scorso.